BASSANO DEL GRAPPA: UN DESTINO SCRITTO NEL NOME

Testo: Elia Zupelli
Foto: Davide Sartori
Layout: Alberto Morandin, Cristian Sansoni, Eva Carollo, Andrea Marcante

Frizzantina, brulicante, la cittadina vicentina tiene fede a quanto promette: esperienze umane ed epatiche di una certa gradazione.

Celebre per i suoi pregiatissimi asparagi bianchi e per il Ponte degli Alpini, oltre alla Grappa – proprio a ridosso del ponte di legno costruito dal Palladio si trovano la distilleria Nardini, fondata nel 1779 da Bortolo Nardini, e il Poli Museo della Grappa -, Bassano vanta la paternità di una serie di altre bevande corroboranti e spiritose che val la pena assaporare qui e soltanto qui. Dove persino un certo Hemingway passò e trovò ispirazione feconda, soggiornando a Villa Ca’ Erizzo durante il periodo della Grande Guerra. In ordine rigorosamente sparso, il primo, imprescindibile – necessario addirittura, si potrebbe azzardare – incontro ravvicinato è con il “Mezzo e mezzo”, che in vernacolare declinazione veneta si pronuncia “meso e meso”. Ovvero mezzo di Rosso e mezzo di Rabarbaro (i due iconici liquori di casa Nardini), servito nel tipico bicchiere da vino da tavola basso insieme a una spruzzata di seltz e all’immancabile scorzetta di limone (è riservata la pena dell’esilio a chi osa chiedere il ghiaccio). Più che un aperitivo, una vera e propria istituzione. Un rito iniziatico, che da queste parti si consuma serenamente anche più volte al giorno, dal mattino fino al tramonto, “con l’arietta della sera che spira dalla Valbrenta e il sole che scende lentamente dietro le montagne”.  Leggenda vuole che a inventare il “meso e meso” fu un cliente abitudinario della distilleria, che un bel giorno pensò di “smezzare” il vermouth rosso di casa Nardini con un po’ liquore al rabarbaro, dando vita alla formula alchemica che oggi è marchio depositato e registrato, oltre che simbolo etilico della città. La cui ricetta pare nasconda un ulteriore ingrediente “segreto”, che stando all’etichetta della bottiglia originale potrebbe essere la china o la radice di genziana, attorno al quale continua ad aleggiare sintomatico mistero.

Confermatissimo anche al bancone della mitologica distilleria Nardini, dove nessuno scuce nulla a riguardo, limitandosi a servirlo rapidamente ma con garbo: farsene come minimo un paio – “Fidati, non ne berrai solo uno. E neanche due!” – assieme agli irriducibili del posto, tra vecchie giare di rame, gli antichi arredi e la miriade di aneddoti che s’insinuano attraverso il ponte, è in effetti un’esperienza catartica. Non meno entusiasmante di un tête-à-tête con la “Tagliatella”…Color rosso rubino, profilo aromatico caratterizzato da un bouquet intenso, piacevole e armonico, si tratta di un liquore unico, nato in Grapperia al Ponte a fine ‘700 dall’insieme dei vari “tagli”: grappa, marasca, arancio ed erbe sono alla base della ricetta gelosamente custodita dalla famiglia Nardini. L’equilibrio di sapori dolciamari stupisce anche i palati più esigenti e conquista dal primo sorso. Un po’ come l’Acqua di cedro, altro imperdibile alcolico made in Bassano: trasparente e cristallino, morbido ed elegante seppur sull’orlo dei 30 gradi, nasce dall’infusione delle scorze di cedro che sviluppano poi tutta la loro essenza mediterranea in ogni singola bottiglia. Perfetta per cocktail estivi e rinfrescanti, l’Acqua di cedro si serve ghiacciata: apparentemente innocua, va maneggiata con grande consapevolezza. Alla salute! Da Bassano è tutto a voi la linea Brescia, dove un noto barista purtroppo ormai scomparso avrebbe così chiosato: “E ora torna a casa se riesci”.