La Malamorte

Testo: ELIA ZUPELLI
Fotografie: GIULIA MARTINELLI – C-JAY
Layout e illustrazioni: BEATRICE TRAININI

In mezzo scorre il fiume (della discordia): l’Oglio. Pare infatti che a causare quello che a tutti gli effetti fu il conflitto più cruento di sempre tra bresciani e bergamaschi, da cui ne sarebbe poi scaturita l’imperitura e reciproca acredine, furono ragioni legate alla proprietà delle acque, risorsa fondamentale nell’undicesimo secolo in attività agricole, di trasporti, ma anche per i mulini e la pesca. Quando Brescia, a seguito della pace di Costanza (1183), ottenne la giurisdizione su entrambe le sponde dell’Oglio si creò un clima di tensione (per usare un eufemismo) tra le due città. 

Dal campo di battaglia al campo di calcio, a mani nude ovunque… Prego accomodarsi, unica avvertenza: la lettura delle righe che seguono è caldamente sconsigliata alle anime pavide o facilmente impressionabili. 

E sorsero nuove alleanze: i bergamaschi con i cremonesi uniti nelle nuove rivendicazioni sull’Oglio, i bresciani alleati coi milanesi. Il terreno era dunque ormai fertile per il grande scontro: 1191, la battaglia della “Malamorte”. Oltre al fiume a scorrere è il sangue. Sullo sfondo, i lembi di terra sdraiati a cavallo tra le due province ostili: da Telgate a Palazzolo, da Palosco a Cividate passando per Pontoglio e Rudiano, nel cuore della Bassa bresciana.
Lungo l’eterno vagabondare che tanto è caro alla “brigade terrible” di Moltobene, le vicissitudini storiche e gli strani incroci del destino ci hanno portato a far tappa proprio in questi stessi luoghi, oltre ottocento anni dopo, per rivivere con immersivo trasporto miti, tipi e archetipi di quel fatal confronto.

Ad accompagnarci nel viaggio retroattivo alle origini della “Malamorte”, ecco gli storici Silvio Ferraglio e Marco Carobbio: bresciano uno, bergamasco l’altro, entrambi cultori della materia animati da una passione profondissima, col loro racconto punteggiato di minuziosi dettagli hanno rievocato qui e ora le atmosfere epiche della sanguinosa scorribanda che accenderà definitivamente la mai più sopita rivalità tra Brescia e Bergamo.

Ferraglio tra l’altro è ultimamente al lavoro su un nuovo progetto legato a un’altra antica vicenda non meno controversa e affascinante: quella di “Maria la Medica”, la cui tragica storia è uscita dall’oscurità dopo che lo stesso Ferraglio ha rinvenuto in un armadio dell’Archivio Vaticano a Roma gli atti del processo a quella povera donna condannata come strega nel 1480, accusata di aver ucciso quindici bambini con la stregoneria e di averne salvati altrettanti con le pratiche mediche. 

“Padre Giovanni da Orzinuovi, francescano che stava nel convento di Calcinatello, presenta il 14 marzo 1480 all’Inquisizione di Brescia una denuncia a carico di Maria da Calcinato, detta ‘la medica’ per la sua sospetta attività di curatrice” riavvolge il nastro lo storico bresciano. “A parlargli delle presunte pratiche stregonesche della donna è stato il contadino Santo Romanelli, per il quale Maria svolgeva lavori saltuari. Dopo aver raccolto informazioni il tribunale ne ordina l’arresto il 17 settembre, mentre è al lavoro in una cascina di Remedello; portata a Calcinato, dove sarebbero avvenute le pratiche, invia sul posto il padre inquisitore Antonio Petroselli, provinciale per la Lombardia dell’Ordine dei Carmelitani Predicatori. La donna rinchiusa nel carcere cittadino della Pallata non può sfuggire al braccio secolare della giustizia, che la condanna a morte per impiccagione. Maria la medica non ebbe però nemmeno il tempo di salire al patibolo: morì ancora in custodia per le torture subite”. Tra echi esoterici e pozze di sangue, dal campo di battaglia al campo di calcio, benvenuti nella centrifuga temporale che vi condurrà in un mirabolante viaggio attraverso i secoli, le peripezie eroiche e le zone d’ombra che si annidano dentro ognuno di noi…