Nome in codice: Nomadica

Attitudine underground innestata sottopelle a un circuito per il cinema sperimentale e d’artista “che sostiene la creazione e la circolazione di opere autonome”.

testo: ELIA ZUPELLI            fotografie:  Matteo Oliosi

Appunti multiformi per un cinema nuovo, svincolato, aperto, soggettivo. Sguardi proiettati un passo al di là del visibile, sintonizzati su frequenze che implicano ricerca radicale, tensione avanguardista, non omologazione. Attitudine underground innestata sottopelle a un circuito per il cinema sperimentale e d’artista, “che sostiene la creazione e la circolazione di opere autonome”. Nome in codice: Nomadica. Dentro, un mondo: ideato, immaginato e quindi plasmato da Giuseppe Spina e Giulia Mazzone – registi, cineasti, cinefili, cinematici – “attorno alla necessità di creare un network per la diffusione di produzioni autonome”. Legate, ispirate e quindi impresse in un cinema “fatto tendenzialmente fuori da enti e istituzioni, consapevole della possibilità di creare e attuare un ‘pensiero nomadico’ che non si fa incasellare in un colore, in un’idea pre-stabilita”.

“Sosteniamo la diffusione di migliaia di film che ci affascinano particolarmente e che restano fuori da schemi economici e da schermi/linguaggi precostituiti. Per Nomadica non si tratta di muoversi per un’ ‘emersione’ dal sotterraneo, non diamo forza a un ‘riconoscimento’, a una visibilità. Preferiamo piuttosto continuare a ricercare nei sotterranei, tra e con gli invisibili – tra la gente – e scegliere personalmente da chi esser visti, a chi e come darci”.
In undici anni di attività, Nomadica ha promosso la diffusione e la riflessione sul cinema sperimentale in Italia attraverso proiezioni, seminari, atelier e proposte online, coinvolgendo maestri, giovani filmmaker, intellettuali e artisti internazionali. Un unico, grande, laboratorio permanente, dedicato alla ricerca sulle immagini in movimento e al film come forma d’arte che si muove attraverso  tutte quelle manifestazioni che hanno la forza di varcare i confini e aprirsi all’esplorazione. 

Già connesso in questi mesi con la progettualità di Laba – Libera Accade mia di Belle Arti di Brescia nell’omonimo progetto curatoriale a carattere espositivo e pedagogico, un laboratorio sviluppato lungo percorsi eclettici e multiformi con l’obiettivo “di individuare nuovi e più solidi legami tra l’atto creativo e la didattica”, attraverso la pubblicazione online di film, video-saggi, monografie, conversazioni, interviste, approfondimenti, podcast e flussi di streaming sul canale Twitch dedicati a pratiche specifiche e case studies, Nomadica ora guarda avanti in prospettiva. Dal 21 al 25 aprile 2022, infatti, diventerà infatti un Festival itinerante per la città, il cui centro di gravità sarà appunto la sede centrale di Laba, tra proiezioni di film da tutto il mondo, masterclass, percorsi tematici e situazioni “altre”, con diramazioni urbane che si estenderanno fino a gallerie d’arte e poli culturali-trasversali, fra cui il Mo.Ca, dove prenderà forma l’incursione artistica nel mondo di Indica “non un festival, nemmeno una rassegna, bensì un progetto diffuso e identitario esteso a tutte le arti non solo alla musica e non soltanto al jazz” diretto da Gabriele Mitelli.

La necessità di non perdere il contatto con le proprie radici ed il mutato contesto epocale, accompagnato da una diversa sensibilità, ha permesso la riscoperta di questo “mondo dei vinti”, di questa gente che non è mai comparsa da protagonista sui libri di storia, ma che la storia l’ha fatta comunque, anche se sottoterra.


 Tanti anche gli ospiti, fra cui il regista-artista messicano Teo Hernandez, legato a filo rosso al Centre di Pompidou di Parigi; focus anche su Gianni Serra, regista e autore bresciano (1933-2020) affilato come la lama di un rasoio, professionista geniale, politicamente impegnato, acuto e talvolta spietato nella sua idea di cinema d’inchiesta senza filtro e senza condiscendenze. “Partiture per proiezionisti con proiezioni in pellicola”, sintetizzano i due curatori…una proposta collettiva e polivocale mossa dalla convinzione che “oggi, a livello locale e nazionale, non basta più poter mostrare i film e volgere lo sguardo in direzione di uno schermo, ma bisogna dirigere lo sguardo verso il cono di luce del proiettore, verso gli artisti e le loro pratiche”. Obiettivo: “creare le condizioni per visioni nuove, ritrovare qualcosa di perduto, riscoprire uno sguardo”. 
 
“Nel tempo queste attività ci hanno permesso di produrre e scoprire film, conoscere artisti nazionali e  internazionali e intavolare collaborazioni di lunga durata, di costituire una rete neurale formata da cineasti, artisti plastici, curatori, musicisti e scrittori: pensiamo e viviamo il cinema non come un susseguirsi di filmografie e storiografie standardizzate, ma come una moltitudine di  esperienze cognitive, estetiche e intellettuali che strabordano dagli schermi” osservano Spina e Mazzone, che a breve presenteranno tra l’altro il loro nuovo film, “un’esperienza immersiva nel vulcano dell’Etna”, anticipano senza spingersi oltre per il momento.