Periferia Mistica

Testo: Elia Zupelli
Foto: Irene Chioetto
Layout: Kiara Claudia Combi, Matilde Barbera

Da un’idea di Saverio Bonato, Casa Capra è uno spazio espositivo indipendente di ricerca e produzione artistica nel quartiere di Magrè di Schio immerso tra i luoghi del quotidiano: tra l’edicola, l’alimentari e il bar del paese. “Un inaspettato luogo di riflessione sulle arti visive che coglie l’occasione per rapportarsi con una città che non è abituata a questo genere di sperimentazioni”.

La posizione non è tra le più convenzionali ma l’obiettivo è esplorare un terreno diverso, uno spazio tendenzialmente fuori dagli ordinari circuiti dell’arte delle grandi città “per raccontare nuove storie attraverso i lavori de* stess* artist* che ne fanno parte”. Condensati in venticinque metri quadri dove tutto può accadere, suggerendo un’immersione nel mondo dell’arte attraverso un ambiente che si distacca completamente e volutamente dai soliti circuiti artistici delle grandi città. Sottopelle al nome Casa Capra, progetto ideato da Saverio Bonato con quartier generale in via Giambellino, epicentro e punto di partenza del nostro viaggio nei meandri del profondo Est, scalciano corsi e ricorsi storici con ascendente locale-radicale, attinti ad esempio da Piccoli Giovanni_ “L’arte a Magrè attraverso i secoli” (Quaderni di Schio, a cura di Paolo Snichelotto, ottobre 2013), che loro stessi amano citare integralmente: “Devo segnalare il portone nella Piazza di Sotto casa, già Conti Capra ora Piccoli; come pure una porta che gli stà al fianco sinistro; e che indica l’istessa costruzione del portone. Questo quantunque di forme semplici dimostra proporzioni regolari, aspetto maestoso. Eseguito tutto in pietra viva di Piovene con massi quadri sovrapposti, porta scolpito nella serraglia dell’arco lo stemma di quella nobile famiglia; consistente in una capra dritta su due piedi e con sopra le corna l’aquila bicipite. La porta a sinistra del portone in pietra di Magrè, come que­sto, ci mostra un lavoro dell’arte del rinascimento, che in quell’epoca, specialmente per opere del Palladio, ci lasciò tanti capolavori nella nostra provincia. Qui si permetta che io faccia un’ipotesi di chi potrebbe avere disegnato le due porte. Si sa che i conti Capra a Vicenza in quel tempo avevano costruito il famoso palazzo detto la Rotonda, su disegni del Palladio. Dunque, questi era l’architetto di quell’illustre famiglia. E perché non potrebbe egli avere disegnato anche quelle due porte (quantunque cosa modesta) per la loro casa di campagna? Essendo che lo stile corrisponde a quello che il Palladio trattava? Se questi poi è morto qualche anno prima (1580) della data che stà nella serraglia, ciò non potrebbe togliere eh’ egli possa avere ciò disegnato; stante i metodi di quei tempi, che prima d’ultimare un lavoro lasciavano passare anche qualche decina d’anni; come del resto di questi casi se ne vedono in altri lavori a Vicenza”.

Casa Capra prende dunque il nome dalla famiglia padronale dei Conti Capra, proprietari della villa originaria, che aveva lo stemma con una capra rampante e un’aquila biteste, che si ergeva nella serraglia dell’arco sopra il portone in pietra viva di Piovene: partner in crime di questo numero e non solo, tra percorsi calcolati e deviazioni incidentali, com’è nello stile di Moltobene, Bonato & friends popolano le seguenti pagine disseminando tracce creative multiformi e polifunzionali il cui obiettivo – in sintonia con l’ethos di Casa Capra, dallo spazio fisico a quello cartaceo – è sempre e comunque “creare momenti collettivi in cui l’arte possa dare spunti di riflessione alla comunità”.