Mille ciak, un solo obiettivo: "Tradurre le idee in immagini”

Testo: Elia Zupelli
Foto: Andrea Colavizza, Davide Sartori, Irene Chioetto
Layout: Sofia Bianchera

Face to face con Marco Jeannin, regista del film “Non perché c’eravamo”, realizzato in occasione del cinquantesimo anniversario della strage di piazza Loggia, in memoria delle otto vittime della bomba: “Un omaggio, un affondo attraverso il linguaggio del teatro e del cinema in una pagina indelebile della storia di Brescia”.

28 maggio 1974, ore 10 e 12: l’esplosione, le urla, poi un lungo silenzio. Frammenti di ricordi personali, vite che si interrompono improvvisamente nello stesso momento, nello stesso luogo. “Sono sempre gli stessi minuti che si ripetono nella storia diversa di ognuno. Sono i minuti che precedono lo scoppio della bomba. La realtà del vissuto si contamina con il ricordo”. In occasione del cinquantesimo della strage di Piazza della Loggia, Centro Teatrale Bresciano e la società di produzione 5e6 hanno intrecciato le strade per condensare e quindi amplificare in formato audiovisivo il valore unificante della memoria: così, nel giro di pochi mesi, ha preso forma “Non perché c’eravamo”, film che racconta la storia delle otto vittime della strage, realizzato per la Casa della Memoria con la partecipazione del Comune, presentato nelle scorse settimane al Teatro Sociale, alla presenza delle istituzioni e dei vari protagonisti del progetto. Compreso ovviamente Marco Jeannin, co-regista assieme a Paolo Bignamini di quello che hanno immaginato e quindi plasmato come “un omaggio, un affondo attraverso il linguaggio del teatro e del cinema in una pagina indelebile della storia di Brescia”.

Tratto da “Una specie di vento”, romanzo dello scrittore bresciano Marco Archetti, che ha firmato anche la sceneggiatura con Giulia Asselta e lo stesso Bignamini, il film ha trovato la sua dimensione nell’ambito del palinsesto di eventi “1974 – 2024. Una strage ancora da raccontare: storia di una bomba e dei suoi effetti”, parte integrante della mostra “Siamo Testimoni”, allestita a palazzo Martinengo Delle Palle e curata da Fondazione Brescia Musei, con l’obiettivo di “invitare i bresciani a trasmettere il valore della memoria storica democratica alle nuove generazioni”.

La drammaturgia dell’opera – della durata di un’ora circa e realizzata con il sostegno della nostra Accademia, i cui studenti e studentesse hanno lavorato direttamente sul set – ruota attorno a otto monologhi che rievocano altrettante storie, ovvero quelle delle vittime dell’attentato: Valentina Bartolo recita nel ruolo Livia Bottardi Milani, Matteo Bonanni impersona Alberto Trebeschi, Mario Cei Euplo Natali, Marta Lucini è Giulietta Banzi Bazoli, Jasmine Monti Clementina Calzari Trebeschi, Antonio Perretta Luigi Pinto, Andrea Soffiantini Vittorio Zambarda, Roberto Trifirò Bartolomeo Talenti, mentre Katerina Haidukova è sullo schermo nel ruolo della fisarmonicista…otto vite brutalmente interrotte ma al contempo rese eterne dal potere della memoria, qua rievocate pirandellianamente sul palco vuoto di un teatro da cui si snodano aneddoti, desideri, mischiando presente e ricordi. “La possibilità per il linguaggio artistico di raccontare il dramma, il lutto, la perdita più profonda, oscilla tra la necessità di dire e il pudore del silenzio” osserva lo stesso Jeannin, dal 2015 docente in LABA, dove insegna nei corsi di regia, direzione della fotografia e digital video. “Il tempo del racconto di quelle storie costantemente messo in discussione nel film supera il tempo stesso in cui le loro vite sono state vissute: grazie al cinema è allora ma è anche qui, ora. E grazie al teatro, il luogo da cui parte il racconto di ognuna delle loro vicende, quel tempo, quello spazio, quelle storie possono – e devono – essere detti. Persone prima che personaggi, donne e uomini prima che nomi da ricordare per aver perso la vita in una strage”. Prodotto da Graziano Chiscuzzu per 5e6 e Giacomo Brambilla per Ctb, il film è impreziosito dal brano-colonna sonora “Brescia 74” scritta da Simone Cristicchi. Per Jeannin, “Non perché c’eravamo” è solo l’ultimo (in ordine di tempo) e più toccante (in ordine d’intensità) di una sconfinata serie di progetti audiovisivi e manifestazioni espressive in costante divenire: nato a Brescia nel 1983, ha manifestato la sua attrazione per musica e cinema fin dalla giovane età. Durante gli anni del liceo Calini, oltre a sviluppare la passione per la pittura e l’arte grafica in generale, Jeannin ha iniziato a sperimentare con la cinepresa, girando i suoi primi cortometraggi in vhs. Laureato con lode in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo all’Università Cattolica, dopo un periodo di formazione indipendente che lo ha portato a lavorare sul campo come fotografo di concerti, nonché a collaborare con Rockol.it, testata musicale di primo piano per cui ha documentato la scena indipendente italiana e il mondo dei live, archiviata un parentesi esistenziale a Berlino dal 2013 lavora a stretto contatto con la già citata casa di produzione cinematografica 5e6, specializzandosi nella direzione di commercial, corporate, video prodotto industriali e per il design e il videoclip. Il resto è storia d’oggi, una storia ancora tutta da scrivere…multiforme, multifocale, eppure fedele ad un unico, ineludibile mantra: “Tradurre le idee in immagini”.