Dal Vangelo secondo Nero

Testo: Elia Zupelli
Layout: Kiara Claudia Combi, Matilde Barbera

 Dalla Romagna a Schio lungo l’immaterico binario dell’arte contemporanea. In particolare, progetti site specific per musei, fondazioni e aziende in spazi pubblici e privati ​​con una modalità produttiva fluida: osare non è certo un verbo che intimidisce Nero/Alessandro Neretti, intercettato nel bel mezzo di questo nostro rocambolesco viaggio proprio in quel di Schio, nel quartiere di Magrè, dove immerso tra i luoghi del quotidiano – l’edicola, l’alimentari, il bar del paese – Casa Capra si pone in posizione non convenzionale sia dal punto di vista geografico che concettuale, in quanto spazio espositivo indipendente di ricerca e produzione artistica che mira a “trovare un terreno diverso, fuori dagli ordinari circuiti dell’arte delle grandi città per raccontare nuove storie attraverso i lavori de* stess* artist* che ne fanno parte”. Le tangenze tra i due universi appaiono manifeste ed evidenti: “Artista visivo, surfista, critico osservatore della condizione contemporanea” (ipse dixit), Nero conduce una personale indagine espressiva tesa a esplorare con occhio disincantato e impudente dinamiche e processi socio-politici e economici, concentrando particolare attenzione sulla sfera della realizzazione individuale e collettiva, del desiderio, del corpo, del simbolo. Frapponendo alterazioni e distorsioni nelle immagini e nei testi, Nero – classe 1980, originario di Faenza, i cui progetti sono stati ospitati tra gli altri dal Mart di Rovereto e dal PAC/Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano – crea una fibrillazione che ne altera il significato comunemente accettato, fino a rovesciarlo completamente o a rivelarne sorprendenti interpretazioni; descrivendo processi evolutivi e mentali caratteristici delle umane dinamiche, tra la sfera privata e quella pubblica, provando a raccontare un’altra storia perdente del presente. “Il mio modus operandi è sempre nuovo perché da tempo rinnovo costantemente un patto che avevo stretto con me stesso, una scelta passata che è alla base di tutto: esaminare, concepire, condividere, produrre, inventare soluzioni che rivoluzionano la percezione e attraggono lo spettatore. Il mio interesse – osserva – è sempre l’indagine, la visione, la rilettura del contesto socio-contemporaneo al fine di generare sguardo storico, economico, architettonico, naturalistico e culturale. Le esperienze personali costituiscono una parte indissolubile nel mio lavoro, la scelta dei materiali dipende sempre dall’idea…Per me il mezzo non è mai un limite, ma è sempre una nuova esperienza con la materia, un cortocircuito in cui tocco i cavi con la lingua. Vivo come un samurai, poiché in ogni momento si prepara alla morte ed è pronto ad essa, allo stesso modo, percepisco costantemente un senso di instabilità, declino e rovina nel mondo ed è per questo che riesco ad afferrare e nutrire me stesso con quel disagio, quella tensione, di cui vive la mia stessa arte. Osservando la realtà che mi circonda – continua Nero – percepisco e accumulo una serie di dati che organizzo come file – separati e/o associati – nella memoria: in questo modo tali file sono pronti per essere analizzati e utilizzati, posso farli interagire e eventualmente sovrapporli o sovrascriverli con altri. Il mio intento è narrare un fatto, ricreare attraverso una serie di elementi, sia fisici che concettuali, un evento che possa essere percepito dall’osservatore e gli permetta di rimanerne incuriosito e rapito allo stesso tempo, che crei un ricordo, un’interazione. Esprimersi esclusivamente in modalità site-specific richiede il presupposto di avere uno spazio, ogni volta nuovo, creando un dialogo con esso. Questo è il mio lavoro: proporre o accettare sfide capaci di spingerci ogni volta in una direzione nuova, consapevoli della fatica e delle difficoltà, pronti a creare tutte le tensioni necessarie al disastro”.