LUMINESCENZE DAL (RETRO)FUTURO

Si è concluso a Cerveno, in Val Camonica, il restauro conclusivo che ha interessato le superfici affrescate del santuario e sei cappelle, oltre all’inserimento del nuovo impianto di illuminazione, che ha visto la collaborazione di Andrea Paroli e Nazareno Cerquaglia, entrambi docenti LABA. Tecnologie LED al servizio di un ambiente raccolto, in grado di valorizzare i gruppi scultorei e gli affreschi appena restaurati. Risultato: un’esperienza immersiva che val (molto)bene una visita.
Nuovi sguardi, nuove prospettive, nuove sinergie in prospettiva futuribile. Il Santuario della Via Crucis (le Capèle in dialetto camuno) è un edificio posto perpendicolarmente alla chiesa parrocchiale di Cerveno, in Val Camonica, contenente 14 stazioni della Via Crucis. Disposto lungo un corridoio a gradoni che culmina alla sommità con la cappella della Deposizione, si inserisce nella tradizione lombardo-piemontese dei Sacri Monti.
Sui lati, disposte in nicchie, si trovano appunto le 14 stazioni, decorate ad affresco, contenenti 198 statue a grandezza naturale in legno e stucco. La maggior parte sono state realizzate dallo scultore camuno Beniamino Simoni a partire dal 1° gennaio 1752. Le statue delle rimanenti stazioni (VIII, IX e forse X) furono realizzate, invece, da Donato e Grazioso Fantoni, che sostituirono il Simoni. Nel 1869, Giovanni Selleroni da Milano completerà l’ultima stazione, la XIV, chiudendo, di fatto, più di un secolo di lavori. Ebbene. Dopo il restauro sulle prime quattro Cappelle (dal 2010 al 2013) e dopo il secondo restauro (dal 2017 al 2018) sulla V Cappella e sulla VIII Cappella, nelle scorse settimane si è concluso il restauro conclusivo che ha interessato le superfici affrescate del santuario e sei cappelle, oltre all’inserimento del nuovo impianto di illuminazione. Quattro anni di lavoro – con restauri sulle statue lignee, ma anche sugli stucchi e sui dipinti che fanno da sfondo alle stazioni della via Crucis – al termine dei quali il Sacro Monte di Cerveno è stato così restituito alla popolazione come venne pensato. L’intervento ha consentito di restituire le originali cromie, alterate e in certi casi stravolte durante i secoli precedenti. I colori sono stati consolidati e integrati con pigmenti naturali e reversibili. Lo stesso è avvenuto con le grossolane aggiunte del secolo scorso sulle statue in stucco, alcune in pessime condizioni, per cui si è dovuto procedere alla rimozione e a operazioni meccaniche di consolidamento; il restauro degli affreschi interni delle cappelle ha permesso infine di restituire i cieli originari e i fondali scenografici decorati con i palazzi di città.
Contestualmente, come si anticipava, è stata progettata anche una nuova illuminazione dall’arch. Laura Salvatore in collaborazione con Andrea Paroli e Nazareno Cerquaglia, docenti del corso di Illuminotecnica in LABA. “Sono state usate le ultime tecnologie LED per creare un ambiente raccolto che accompagni alla meditazione e alla preghiera i fedeli ma che allo stesso tempo permetta al visitatore una visione ottimale dei gruppi scultorei e degli affreschi appena restaurati” osservano a proposito dell’intervento, realizzato dal gruppo Nocivelli. “Ovviamente non sono state toccate le murature affrescate ma si è sfruttata l’impiantistica esistente riuscendo comunque a quasi raddoppiare il numero di corpi illuminanti. È stata inoltre ripensata l’illuminazione di tutte e 14 le cappelle che contengono 198 statue in legno e stucco a grandezza naturale realizzate a partire dal 1752, nonché migliorata anche l’illuminazione delle volte e della navata centrale per valorizzare gli affreschi”.
Ogni dieci anni, in una delle domeniche di maggio, gli abitanti propongono una rappresentazione vivente della Passione, ispirandosi ai personaggi popolari (forse proprio gli stessi cervenesi del XVIII secolo) delle sculture di Beniamino Simoni. La documentazione video e fotografica, gli oggetti di scena e gli abiti utilizzati durante le varie edizioni sono visibili nella “Casa Museo”, il Museo Civico di Cerveno, in cui si trova anche una collezione etnografica che ricostruisce il vissuto delle genti camune.