Biblioteca Internazionale “La Vigna”, dove la carta è un dovere morale

Testo: Elia Zupelli
Foto: Davide Sartori, Irene Chioetto
Layout: Alberto Morandin

Gli oltre sessantamila volumi custoditi nelle sale di Palazzo Brusarosco Zaccaria, in contrà Porta Santa Croce, hanno l’allure del patrimonio inestimabile: dall’enciclopedia del baccalà all’almanacco illustrato dei grappaioli vicentini, passando per l’Artusi e Petronilla, manuali di pseudo Garmonbozia e arcaici esperimenti stile Codex Seraphinianus, breviari di scienze agrarie, cartoline di vita contadina e insetti in tutte le salse, una grande abbuffata per stomaci forti, cuori impavidi e menti flessuose. Cotanta bellezza abita qui, tutta insieme appassionatamente in un angolo semi sfuggente nel cuore del centro storico.

Vietato l’ingresso alle anime non curiose, meglio se geneticamente dotate di una certa predisposizione al bon vivre: come l’impavido visconte Livio Cerini di Castegnate, ex proprietario del fondo e originario di Castellanza ed esegeta della grande abbuffata, uno dei più grandi scrittori di libri di culinaria del Ventesimo secolo e per questo definito il “Galileo Galilei della cucina”, al cui ingegno si devono mirabili opere come “Il grande libro del baccalà” e “Il cuoco gentiluomo”. Oppure ancora, a titolo esemplificativo, il rarissimo “Recetario di Galieno”, pubblicato a Venezia nel 1512 (volume posseduto da sole quattro biblioteche in Italia), “Dell’arte del cucinare” di Bartolomeo Scappi del 1610, “Il perfetto maestro di casa” di Francesco Liberati del 1669, “L’arte di ben cucinare” di Bartolomeo Stefani del 1671, un’edizione de “I Semplici” del 1561 e il “Ricettario Senese” del 1745. Senza dimenticare le numerose e non meno rare edizioni francesi datate tra il XVI e il XIX secolo firmate dai i più importanti autori di gastronomia del periodo come Escoffier, Menon e Carème: un corpus difficilmente reperibile in Italia. Tutto questo e molto, moltissimo altro – si parla di un patrimonio librario di circa 62mila volumi databili tra il XV secolo e i giorni nostri! – soggiorna placidamente ben custodito tra le pareti della Biblioteca Internazionale “La Vigna”, istituto culturale e di documentazione la cui sede si trova a Palazzo Brusarosco Zaccaria, in contrà Porta Santa Croce, nel cuore del centro storico di Vicenza: un luogo intimo e prezioso, dove la carta è un dovere morale.”

Specializzata nel settore delle scienze agrarie e della civiltà contadina, con particolare attenzione alla viticoltura, all’enologia e una mirabolante sezione dedicata appunto alla gastronomia, ovvero le grandi passioni del fondatore Demetrio Zaccaria, che raccolse libri su questi argomenti in tutto il mondo e in tutte le lingue del mondo, sia antichi che moderni, la Biblioteca nel già citato Fondo Cerini annovera anche l’edizione del “Banquet des savans” dell’Ateneo e altre chicche di particolare pregio come la “Bibliographie gastronomique” di Vicaire e le opere di Curnonsky e di Brillat Savarin. Un’infinita collezione scalpita in scia: dal Fondo Caproni emergono trattati insostituibili della storia dell’agricoltura che spaziano come data di edizione dal ’500 all’800 (“Les oeuvres” di Buffon, “Le cours complet d’agriculture” di Rozier, “Le cultivateur anglais”di Arthur Young, il “Dizionario delle scienze naturali” edito in trenta volumi a Firenze nel 1830), ai quali s’affianca un corpo finale formato da testi del ’900 comprendenti le opere dei maggiori teorici e tecnici-agronomi del ventesimo secolo; riviste stracult tutte ordinate con numerazione seriale e in buono stato di conservazione, e una raccolta di opuscoli riguardanti i più svariati problemi della conduzione agricola – dall’allevamento degli animali da stalla e da cortile alla gestione dei fondi rustici e dei piccoli poderi – stratifica la collezione.

Il Fondo Galla pone invece l’accento sulla selvaggina, tra diari e racconti di caccia, pregevoli libri illustrati sugli uccelli e numerose enciclopedie a corredo. Il tutto suddiviso, su indicazione del donatore, in cinque filoni principali: ornitologia, tecnica venatoria, narrativa venatoria, balistica e cinofilia. Anch’egli gastronomo per passione, Alfredo Pelle attraverso l’omonimo Fondo tramanda la serietà e la dedizione con cui esercitava la sua attività, unita a piacere e sobrietà, con quel sottile velo d’ironia tipico di chi sa prendersi sul serio q.b., quanto basta appunto, come nelle migliori ricette luculliane. Qui divise in emblematiche aree tematiche: Pasta, Pizza, Olio, Baccalà, Maiale, Erbe e spezie, Formaggi, Funghi, Patata, Caffè e Tè, Banchetti, Vino e liquori (decisamente la sezione più corposa…). Per ogni sezione brillano ricettari, trattati, la storia, le curiosità: una struttura che si ripete con anche una sorta di profondità storica delle opere edite. Altro grande tema caro al nostro caro gastronomo è quello legato alla storia dell’alimentazione, all’antropologia. Non mancano così le opere di Massimo Montanari, Alberto Capatti, Piero Camporesi, l’intera collana di appunti di gastronomia di Claudio Benporat e poi ancora i classici legati alla cucina della memoria: Pellegrino Artusi, Petronilla, Ada Boni, Mario Soldati, Veronelli, Carnacina, Giuseppe Maffioli, il Cucchiaio d’argento fino ai grandi classici rinascimentali, in ristampa anastatica: Messisbugo, Scappi, Latini, Cervio, Corrado.

Se non bastasse, altre rarità bibliofile s’intercettano nel flusso, ad esempio la prima edizione dell’Economia del cittadino in Villa di Vincenzo Tanara del 1651, il volumetto “Cucina al tempo di guerra” del 1942 e anche un doppio ricettario manoscritto databile fine Ottocento. Dulcis in fundo, imperdibile è anche il Fondo Lovo, alias Pierluigi Lovo, cultore della materia (eno-gastronomica) nonché fondatore del periodico “Trapeare fare brigare” e apprezzato collaboratore de “Il Giornale di Vicenza”. Lovo era pure sommelier e sapeva tutto di cose vicentine: la sua produzione libraria, sia in prosa che in poesia, conta oltre venti opere. Come un fantasma buono il suo ricordo ancora oggi riecheggia nelle sale ebbro e pasciuto: “Negli anni precedenti alla scomparsa, avvenuta nel 2013, fu più volte gradito e apprezzato ospite alla ‘nostra’ Biblioteca Internazionale La Vigna, con conferenze mirabili e sapienti sui vecchi caffè e osterie vicentine, senza tralasciare i negozi alimentari d’un tempo, moltissimi dei quali oggi del tutto scomparsi”. Di lui restano pure le raccolte scritte su tanti testi dei vini vicentini, i preziosi, fondamentali lavori sulle grappe e i grappaioli autoctoni e soprattutto il paradigmatico volume “Bere e mangiare nel Vicentino”. Ben più ampio di quanto sopra citato, l’inestimabile patrimonio librario della Vigna – più che legittimamente dichiarata nel 2020 di eccezionale interesse culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – è interamente catalogato nel Servizio Bibliotecario Nazionale e messo a disposizione degli utenti attraverso un opac dedicato, raggiungibile anche tramite i metaopac italiani e stranieri.

Ricchezza, rarità, carattere specialistico…senza nulla togliere (anzi) all’archivio digitale, che vivaddio come ha confermato anche Alessia Scarparolo, traghettatrice di questo nostro breve ma intenso viaggio moltobenista, è in costante espansione, La Vigna per ovvi motivi non può prescindere dall’incontro epidermico-cartaceo: verso l’ora del mezzogiorno, prima di rifugiarsi in qualche bar, ammirare da vicino le sconfinate nicchie di bellezza custodite fra le pagine di questo piccolo, grande tempio del futuro perduto è un autentico toccasana per l’anima.