testo: Elia Zupelli
Fotografie: Letizia Barozzi – Simone Buccinà – Liay CJay – Davide Sartori
Pirlo, Bertagnì e dj a mezzogiorno: l’aperitivo diurno al “Bianchi” è stracult! Nella storica osteria a due passi da piazza Loggia, mentre la fauna urbana impazza, capita d’incontrare Giulia Pedretti: giovane, talentuosa, proprietaria e director di Arteak, è stata inserita da Forbes nella celebre «30 Under 30 Europe 2022» (categoria Manifattura e industria). Più influente che influencer, da Londra con lungimiranza, si confessa a Moltobene tra un panino al prosciutto e un bicchiere di vino “della casa”. Prima di correre a fare volontariato. «Il mio segreto? Non smettere mai di sognare».
Venerdì sera a nanna presto, che l’indomani tocca fare la levataccia! Capitale italiana della cultura, ma anche del Pirlo, del Bertagnì e di molte altre cose, Brescia delega al sabato mattina uno dei suoi momenti di più fulgida e variopinta aggregazione collettiva. Il mercato, che di questi momenti si erge a rappresentazione sociale-popolare per antonomasia, nel frangente funge da contenitore d’animosità complice all’imperdibile appuntamento che ormai da diverse stagioni catalizza l’attenzione di un pubblico vastissimo, affezionatissimo e calorosissimo, senza età e senza genere: l’aperitivo diurno al Bianchi.
Per esteso, Osteria Al Bianchi.
Dal 1881, come precisa orgogliosamente la bella insegna color rosso carminio che si erge sulle centinaia di teste già radunate di buon mattino a due passi da piazza Loggia per una colazione salata che poi si trasforma appunto in aperitivo, pranzo e per i più temerari anche in dopo pranzo, movimentato e imprevedibile, spesso foriero di incontri nuovi ed estemporanei.
Mazzo di carte, un bicchiere di bianco o del classico pirlo, la compagnia di qualche buon amico… Come nella migliore tradizione delle osterie bresciane
Eppure alcune certezze permangono, resistono, sopravvivono. Anzi si amplificano. Di generazione in generazione, sapientemente tramandate da una storia che profuma di famiglia, onorata oggi con ossequio conviviale da Michele Masserdotti, presenza immancabile al bancone e spirito guida del locale, e con lui dal figlio Luca e da un personale ringiovanito e rinvigorito ma pur sempre fedele alla linea scandita in quasi centocinquant’anni di storia e vibrante carriera:
«Mazzo di carte, un bicchiere di bianco o del classico pirlo, la compagnia di qualche buon amico… Come nella migliore tradizione delle osterie bresciane, all’Osteria al Bianchi ci si sente sempre come a casa.La perlinatura e le tovaglie a quadretti sui tavoli in legno ne fanno un ambiente caldo e accogliente, dove assaggiare i piatti della tradizione bresciana».
Il sabato mattina però non necessariamente si mangia. Si beve, prima di tutto. E poi si stuzzica: un panino col crudo può accompagnare solo ma il must della casa è proprio il Bertagnì. Ovvero merluzzo fritto, servito ancora fumante, croccante e salato quanto basta, per i profani che non l’hanno mai assaggiato (provare per credere, crea dipendenza!). La domenica invece la scelta ricade sulle polpette, e manco a dirlo ricade bene; ma per i nostrani John Travolta e Stephanie Mangano – sbarbati o senatori del calice, al Bianchi non fa differenza – è d’ordinanza lasciarsi travolgere dalla febbre del sabato mattina. Non a caso spesso e volentieri capita pure di imbattersi in un dj che spara a tavoletta disco ’70, Rod Stewart e Alan Sorrenti.
Prima di mezzogiorno, mià màl. Così, travolti da questa atmosfera frizzantina e per nulla ingessata, le inibizioni si sciolgono alla luce del sole e le parole scorrono più fluide. Il mondo del lavoro per qualche ora sembra così distante, eppure è un attimo ritrovarsi nel vortice “young urban professional”. L’esempio cristallino risponde al nome di Giulia Pedretti, appena atterrata da Londra e comodamente seduta a un tavolo dell’osteria mentre la gente brulica e un sole di primavera scalda la faccia fuori stagione. Assieme al primo brindisi sgocciola la sua storia: sull’orlo dei 27 (ne dimostra anche meno), Forbes l’ha inserita nella “30 Under 30 Europe 2022” (categoria Manifattura e industria), che raccoglie i nomi dei giovani più influenti nel mondo dell’economia, intrattenimento, arte e cultura, media e marketing, sport, videogiochi, scienza, industria, tecnologia, retail. Pedretti è a capo di Arteak, acquisita nel 2018 e di cui oggi è direttrice e proprietaria al 100 per cento, un’azienda specializzata in ambito HSE – acronimo di Health, Safety & Environment (Salute, Sicurezza e Ambiente) – che cresce del 20 per cento di fatturato ogni anno e conta un’ottantina di dipendenti, di 19 nazionalità, progetti in corso in tutto il mondo, sede a Londra (il quartier generale) e filiali in Italia, Pakistan, Singapore, Sudafrica e Filippine.
l primo periodo, sono sincera, vivevo un po’ in ansia, venivo attaccata dagli hater.
Ero paranoica, col tempo ci ho fatto l’abitudine.
Indubbiamente è un riconoscimento che in qualche modo mi ha cambiato la mia vita, dopo Forbes i miei weekend sono spesso impegnati
Biografia in pillole: cresciuta a Rodengo Saiano, Giulia Pedretti si è trasferita a Brescia all’età di quindici anni, con la famiglia (i genitori e la sorella più piccola), ha studiato al Calini e al Don Bosco, dopo il diploma è partita alla volta della metropoli inglese per studiare Global Business Management alla Regent’s University of London.
«Si presentavano tutti con dei gran discorsi, raccontando storie pazzesche, ambientate in tutto il mondo. Io allora parlavo a malapena l’inglese, ricordo spiaccicai sì e no due parole: l’impatto non fu semplice, mi sentivo “provinciale”». Poi, nel 2017, il primo contatto con Arteak, «un mondo che “masticavo” fin da piccolina, perché parte del business di famiglia». Solo un anno dopo, l’acquisizione. E l’inizio della sua rivoluzione: nuovi progetti, nuove collaborazioni, nuovi business, la riconversione in società di consulenza legata alla promozione della sicurezza e alla prevenzione degli incidenti, principalmente per aziende ad alto rischio (oil&gas, settore edile, cantieristica navale, chimico, farmaceutico, energia e grandi costruzioni).
«Ho deciso di mettermi in gioco, senza paura di osare». I risultati sono pressoché immediati: il marchio decolla, arrivano le multinazionali, quindi arriva anche Forbes… «Il primo periodo, sono sincera, vivevo un po’ in ansia, venivo attaccata dagli hater. Ero paranoica, col tempo ci ho fatto l’abitudine. Indubbiamente è un riconoscimento che in qualche modo mi ha cambiato la mia vita, dopo Forbes i miei weekend sono spesso impegnati». Eppure Giulia non rinuncia a prestare servizio come volontaria in una mensa, proprio il sabato mattina, dopo il Bianchi, ora che in città è tornata a vivere e visto che in città aprirà a breve anche una nuova sede dell’azienda, zona Volta. «A Londra ci vado solo una volta al mese, quest’anno organizziamo la cena aziendale a Istanbul: come al solito farò un discorso motivazionale.
Bilancio, previsioni, congratulazioni… L’empatia, soprattutto all’estero, è un valore fondamentale. In questi anni ho fatto tante esperienze, conosciuto tante persone, con idee precise e visioni ambiziose. Ma sono contenta di essere tornata a vivere qua, vicino alla mia famiglia, agli amici di sempre. Ho riabbracciato una città cresciuta, migliorata, più aperta al mondo. Ma ci sono ulteriori margini: possiamo crescere come attitudine, allargare ancora di più gli orizzonti, snellire la burocrazia e potenziare le strutture. Il mio segreto? Crederci sempre, porsi degli obiettivi e perseguirli con passione e perseveranza. Non smettere mai di sognare».
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