testo: ELIA ZUPELLI
Dissetante per l’anima, dalla terra nasce e da essa nasce l’anima: “E’ fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio…è dolce, salata, salmastra, è luogo presso cui ci si ferma e su cui si viaggia, è piacere e paura, nemica ed amica, è confine ed infinito, è cambiamento e immutabilità, ricordo ed oblio”.
Impavidi bucanieri, bentrovati a bordo! Evaporate non senza aver lasciato un segno le tracce degli esseri mitologici incontrati lo scorso mese di aprile, rieccoci vivi e scalcianti nonostante lo spleen fatalista di questa torrida estate 2022 nel vortice del nostro selvaggio vagare, che in questo terzo numero ci ha più o meno direttamente spinti verso spericolate peripezie sopra e sotto la superficie dell’acqua. Musa ispiratrice e all’occorrenza rinfrancante alleata – sotto forma di fontana urbana, bucolica sorgente, onda spumosa nella quale tuffarsi e fare il morto a galla – per sopravvivere ai momenti di canicola spietata o semplice torpore primo pomeridiano.
L’adrenalina della scoperta come stupefacente lecito per scorrere e riflettere, travolti dall’onirica corrente di quel realismo magico che per Moltobene è pura linfa vitale, espediente narrativo, politica editoriale e molto altro. L’acqua, del resto, ti costringe ad andare a fondo. Non necessariamente, non solamente nel senso di lambire gli abissi, di guardare in faccia il vuoto e nel peggiore dei casi affogare. Ma di immergersi e avventurarsi, abbandonarsi alle profonde fantasticherie, fluttuando rapiti in estasi verso mondi nuovi, perdersi per poi ritrovarsi. Risalire. Apprezzare la luce che squarcia il buio.
Niente ostacoli, niente frontiere: risorsa comune, essa scorre, totalmente libera eppur plasmabile. In un recipiente quadrato, è quadrata.
In uno tondo, è rotonda. Va dove vuole andare e niente le si può opporre. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa, dà la vita e nulla esiste al mondo di più potente e incontrollabile. Delizia e talvolta croce per tutti noi umani peccatori. Durante l’ardente battitura di questo sproloquio, per osmosi pure Lauzi scorre in sottofondo e manco a dirlo il pezzo s’intitola “Acqua”, interpretato da una Loredana Bertè in stato di grazia e allure balneare; dall’altro lato del 45 giri, una sola traccia: “Banda clandestina”, variazione piratesca e picaresca della “brigade terrible” già conosciuta su queste colonne.
Così, persino lungo le tropicalissime riviere di Brescia e Bergamo, prossime capitali della cultura 2023, ripensando agli incontri vissuti in queste settimane e che v’aspettano fra poche righe s’infrange un lucente coro naïf di evocazione e di liberazione.
Una benaugurante preghiera pop:
“Continuare a vivere così ha l’aria di un naufragio. Sì, questa vita m’ha fregato. Mi ha insegnato ad aspettare, sognare. Un mondo mai creato… Acqua nascerà Acqua crescerà Acqua, vieni giù dai monti. Acqua laverà E disseterà Acqua cheta rompi i ponti. Acqua pioverà Acqua asciugherà. Acqua, bagna questa terra. Acqua splenderà Limpida sarà Acqua, porta via la guerra”.
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