La galleria d'Avanguardia galleggia sul lago d'Iseo

Mirad'Or desidera raccontare, meravigliare, incontrare chi ama l'arte e che qui la potrà scoprire e conoscere vedendola da vicino.

testo: ELIA ZUPELLI, MAURO ZANCHI
fotografie:  SUSAN PERANI, NICOLA RAUSSE, MARTINO RAVANELLI

“Dal Manifesto Programmatico: “Mirad’Or porta il contemporaneo in una terra di storia, di tradizione e di cultura del paesaggio; è un contenitore di possibili incontri, tra terra e acqua. Anche i luoghi possono avere desideri, Mirad’Or ne ha e molti. Desidera raccontare, meravigliare, incontrare chi ama l’arte e che qui la potrà scoprire e conoscere vedendola da vicino.”

A cinque anni da The Floating Piers di Christo, il Lago d’Iseo è tornato protagonista dell’arte contemporanea con questo nuovo spazio pubblico a Pisogne – Mirad’Or, appunto – che ha avviato la sua attività grazie a Daniel Buren, tra gli artisti contemporanei più celebrati, protagonista dell’arte concettuale che analizza il rapporto tra l’opera, il suo ambiente e il contesto sociale. Chiamato per primo a interpretare Mirad’Or, all’interno del programma ideato da Massimo Minini e Associazione BelleArti, l’artista ha accettato l’invito, portando due grandi dittici. I quattro grandi corpi luminosi sono visibili di giorno e di notte, fruibili dall’esterno e, per una migliore percezione, preferibilmente da lontano, anche a grandi distanze, come la riva opposta del lago.

Commissionato dal Comune di Pisogne, nata da un’idea di Gigi Barcella, disegnato dall’architetto Mauro Piantelli (De8_Architetti), Mirad’Or sorge dall’acqua, in corrispondenza del porto medievale poi divenuto lavatoio pubblico, con l’obiettivo di “essere un luogo in cui accogliere e condividere il contemporaneo in una terra di storia e tradizione, uno spazio in continuo dialogo con il paesaggio in cui è immerso e che inquadra”.

Mirad’Or è una palafitta che collega idealmente la visionarietà contemporanea alle energie e alle memorie che sono presenti, depositate dai tempi preistorici, sul fondo del Lago d’Iseo. È un piccolo padiglione fruibile da terra e acqua, di giorno e di notte, per innescare connessioni anacronistiche. Si può entrare in un belvedere interiore, in una esperienza temporale dell’arte – tra tempo e non tempo – e lì imparare a indugiare e contemplare, tra paesaggio esterno e dimensione della propria intimità profonda. In questo spazio flessibile il rapporto tra natura e cultura fluisce nel cuore di una terra ricca di storia e di storie.